Sulla proposta di abrogazione dell’Abuso di Ufficio
Il tema dell’abuso d’ufficio è da sempre un argomento molto dibattuto.
Si tratta di un reato sancito dall’articolo 323 del codice penale; il pubblico ufficiale o l’incaricato del pubblico servizio, durante lo svolgimento delle funzioni o del servizio, deve essere punito quando produce intenzionalmente vantaggi o danni patrimoniali in contrasto con le leggi, la pena prevede la reclusione da uno a quattro anni. La sua introduzione nel nostro ordinamento risale al 1930, durante il regime fascista, e, da allora, diverse sono state le riforme a cui è stato sottoposto. Più recentemente nel 2020, con il secondo governo Conte, c’è stata l’ultima riforma, secondo la quale, il pubblico ufficiale può essere punito per abuso d’ufficio solo se ha violato una legge, non nel caso abbia violato disposizioni di livello inferiore.
Negli ultimi mesi l’attuale governo ha avanzato un disegno di legge di riforma della giustizia proposto dal ministro Nordio e, come principale provvedimento, è stata proposta l’abolizione dell’abuso d’ufficio. I sostenitori dell’abolizione difendono la propria posizione mettendo in evidenza i dati forniti dal Ministero della Giustizia nel 2021: su 5.000 procedimenti sono state solo 9 le sentenze di condanna. Proprio il ministro Nordio a fronte di questi dati dichiara che l’abuso d’ufficio è un “fallimento” e che l’unica soluzione è la sua abolizione. Numerosi sono i sindaci che nel nostro territorio si schierano favorevolmente rispetto all’abolizione e che condividono le preoccupazioni dello stesso ministro. La principale preoccupazione dei sindaci è quella che l’attuale legge, con il suo basso tasso di condanne, “immobilizzi“ le pubbliche amministrazioni poiché spesso “si corre il rischio di esporre persone alla gogna mediatica per fatti che poi, come rilevano i dati, non integrano il reato” (sindaco Dall’orto).
Grazie alla riforma del 2020 le archiviazioni e la cosiddetta “paura della firma” sono ridotte; nel 2016 ad esempio ci sono stati 7.930 processi e 35 condanne effettive con 23 patteggiamenti. Mentre nel 2021, dopo la riforma, ci sono stati 5.418 procedimenti e le archiviazioni sono state 4.613, mentre ci sono state 18 condanne e 256 assoluzioni. Dai dati si può evincere che si è verificata nel corso degli anni una diminuzione del 40% dei procedimenti. Inoltre, è essenziale considerare che i processi per abuso d’ufficio rappresentano comunque una percentuale molto ridotta rispetto al totale dei processi iscritti in Italia.
Come associazione Libera riteniamo che il reato di abuso d’ufficio sia di reale importanza poiché esso si è rivelato come un reato spia, che in molti casi ha facilitato la scoperta di reati sottostanti molto più gravi (come corruzione, concussione, turbativa d’asta). Basti pensare che un così elevato tasso di archiviazione (85%), dato comunque superiore alla media (65%), è dovuto al fatto che l’abuso d’ufficio è un ipotesi di reato che, se portata in tribunale come unica fattispecie, non sarebbe sufficiente a sostenere un’accusa che regga ai tre gradi di giudizio e, a causa della soglia delle pene previste, non sarebbe consentito l’uso delle intercettazioni.
Secondo il procuratore capo di Reggio Emilia, città teatro del processo Aemilia, Calogero Gaetano Paci, l’abuso d’ufficio sarebbe un reato fondamentale e un incredibile strumento per fronteggiare la mafia:
“(…)Oltretutto si deve considerare che, in territori dove la ‘ndrangheta non si manifesta con il suo potenziale militare bensì attraverso l’impresa mafiosa, il ruolo delle Procure circondariali, come Reggio Emilia, è essenziale per cogliere quei reati spia che in superficie non rivelano connotati di mafiosità ma il cui approfondimento invece è essenziale per svelare il reticolo di collusioni affaristico-clientelare che vi sta alla base(…)”.
D’altra opinione, sempre comunque contraria all’abolizione di tale reato, è Giovanni Melillo, capo della Direzione nazionale antimafia:
“L’abuso d’ufficio non è un reato-spia, è un grave delitto e basta, che ha una frequente connessione con l’agire delle associazioni mafiose. Basta pensare alla descrizione delle condotte associative fatta dall’articolo 416-bis del codice penale per rendersi conto dell’interesse delle mafie a ottenere concessioni e autorizzazioni, o comunque a condizionare la pubblica amministrazione”.
I detrattori dell’abuso d’ufficio, anziché concentrarsi solo sull’elevato numero di archiviazioni, dovrebbero invece valutarlo in modo positivo. Le Procure riescono, infatti, a filtrare efficacemente e a discernere quali siano le denunce che meritano un proseguimento.
In conclusione, vogliamo sottolineare che l’abuso d’ufficio rappresenta uno strumento essenziale per contrastare le mafie e, pertanto, auspichiamo che non venga abrogato, considerando le possibili conseguenze negative che questa decisione comporterebbe.