Comunicato stampa Libera Emilia Romagna operazione Ten
COMUNICATO STAMPA
Operazione Ten
Libera Emilia-Romagna: «Una ‘ndrangheta che continua a far paura: è necessario ancora di più fare rete come comunità»
Un potere ancora vivo, che continua a radicarsi. È quello della ‘ndrangheta che, in Emilia-Romagna, continua a riorganizzarsi, tra violenza e metodi moderni, a partire dalle false fatturazioni. A farlo emergere è l’operazione Ten, che ha portato a 19 perquisizioni tra le province di Reggio Emilia, Parma e Crotone, oltre a cinque misure cautelari in carcere per 416 bis, con l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso.
Al centro dell’operazione, il gruppo mafioso degli Arabia, che, come hanno spiegato le forze di polizia, è caratterizzato dall’ampia disponibilità di armi e dedito alle estorsioni, alle truffe, alla ricettazione di beni provento di furti a ditte di autotrasporto, commessi al fine di agevolare l’attività dell’associazione mafiosa. Condotte venute alla luce grazie, ancora una volta, ai collaboratori di giustizia che hanno deciso di collaborare nell’ambito del processo Aemilia. E tra gli episodi contestati anche quello di una vittima di estorsione costretta a baciare i piedi del boss Giuseppe Arabia con tre pistole puntate alla testa. La colpa: quella di aver raccontato in aula durante uno dei primi processi contro esponenti ‘ndranghetisti, Grande Drago, di una tentata estorsione subita.
«È il segno di una ‘ndrangheta – commentano i co-referenti di Libera Emilia-Romagna Manuel Masini e Sofia Nardacchione – che continua a far paura, ancora di più nei confronti di chi decide di raccontare. Ancora di più, quindi, è nostro il compito di fare rete, di tutelare chi è vittima e chi decide di raccontare, di farlo come comunità. Un compito che riguarda la cittadinanza tutta, gli ordini professionali, le associazioni di categoria, le istituzioni, per capire quali ulteriori strumenti mettere in campo per far emergere condotte illecite, per tutelare le vittime dei sistemi criminali e per prevenire. Lo sapevamo, Aemilia è stato solo l’inizio: dieci anni dopo le operazioni e i processi ce lo dimostrano ma tanto è ancora da fare, da parte di tutte e tutti».